Da Codogno ad Ariano. Le farmacie senza protezioni a 50 cent, mancano anche guanti e alcol. Ieri la chiamata per i tamponi.

Il Fatto Quotidiano del 12 Maggio 2020

di Virginia della Sala

Il prezzo è calmierato, massimo 50 centesimi a mascherina come voluto dal commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri, per evitare sciacallaggi, 61 centesimi se si considera l'Iva ancora applicata. Il problema è che queste mascherine non si trovano, lo ha denunciato Federfarma in un comunicato, ieri, ma abbiamo verificato chiamando direttamente le farmacie. 

Non ce ne sono nel centro di Codogno (Lodi), dove - ci spiegano - per fortuna il Comune le sta distribuendo gratuitamente. Non riescono a ordinarle, hanno solo le FFp2 a prezzi molto più alti. "Abbiamo chiamato i grossisti - spiegano dalla farmacia Navilli - ma c'è difficoltà a reperirle". A Milano, la farmacia Boccaccio le ha anche se con difficoltà: "Le vendiamo in pacchi da 10 a 6,10 euro, ma c'è molto trattare con i fornitori. Prima del prezzo fisso ricevevamo molte offerte, ora molte meno. E c'è tanto da trattare prima di arrivare alla chiusura di un'ordine". Niente alla Lloyds: "Sono finite, non sappiamo quando le riavremo." A Roma, la Farmacia Angelini le ha: "Siamo abbastanza fortunati sulle fornitore - spiegano - certo, non riusciamo a reperirle in giornara ma man mano che passano i giorni va mehlio". Ne ordinano circa mille a settimana. A mancare, da tempo, guanti di lattice e alcool. "Chi riesce ad averle probabilmente ha ordinato molto tempo fa - spiega Jessica Mele della farmacia Serenissima -. Ogni giorno discutiamo con i clienti, pensano che noi non vogliamo venderle a prezzo ribassato. La verità è che sabato ce ne sono arrivate 200, le abbiamo finite in un paio di ore e non sappiamo quando arriveranno di nuvo". Anche in questo caso ci sono problemi con i fornitori: "Bisogna trovare un accordo: se le dobbiamo vendere a 50 cent, dobbiamo acquistarle a meno. E la domanda sta superando la produzione: all'inizio si commercializzavano soprattutto le FFp2 e FFp3, ora si sono tutti orientati alle chirurgiche". Alla farmacia De Remegis mancano da due settimane, a Reggio Calabria, dalla farmacia Staropoli, non sanno dirci quando arriveranno. Ad Ariano Irpino, ex zona rossa della Campania, alla farmacia del Tricolleridono: "Quelle? Stanno solo sulla scrivania di Conte e Arcuri". 

Salvatore Russo è il tutiolare della farmacia Filangeri di Napoli: "Le avevamo fino a due settimane fa. Le avevamo pagate di più, ma le avevamo messe comunque a disposizione dei cittadini a 61 centesimi. Poi, una volta finite, sono iniziati i problemi di rifornimento. Oggi ho avuto un messaggio da un fornitore che mi ha detto che sono arrivate le chirurgiche della Protezione Civile e che ne consegnerà due confezioni a farmacia. Sono cento pezzi in tutto". La domanda? "Dal 4 maggio è aumentata". Nonostante la possibilità di utilizzare le mascherine fai da te? "Si. La loro efficacia è dubbia e a 50 cent in molti chiaramente preferiscono la chirurgica".

Intanto, a ridosso della campagna nazionale per i test ematici (il decreto publicato ieri in Gazzetta ufficiale) sul fronte tamponi ci sono altre difficoltà, a partire dalla carenza dei reagenti. Il commissario Domenico Arcuri ha lanciato infatti una richiesta alle imprese italiane e internazionali per la fornitura di regenti che servono a fare 5 milioni di tamponi, già acquistati. "La situazione - spiega il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa - è complessa. Esistono molti tipi di reagenti e le Regioni ne stanno utilizzando tipi diversi". Una carenza che se nell'immediato (a quanto spiega l'epidemiologo Pierluigi Lopalco) è tollerabile, visto che il tampone dovrebbe essere effettuato solo in caso di positività del test ematico, non lo sarà più in autunno quando sarà maggiore il rischio di una nuova ondata pandemica e bisognerà essere pronti a numeri molto più grandi.